Cronache di pluvioso 1263
Isola dello Sperone,
Terra di nessuno
settimo giorno della terza
decade di Pluvioso
1263
L'Isola dello Sperone
Nel porto di
Vigezia, sferzato dal vento e dai marosi invernali, un uomo intabarrato batte ritmico s'un tamburo. Al suo fianco un barbuto gentiluomo sbraita senza risparmio il suo richiamo: "
Avanti bastardi! Non v'interessano l'oro e l'argento? Chi prima arriva meglio alloggia! Vi propongo un patto: datemi le vostre vite marinai ed io vi darò il mondo! Salite a bordo! Ora non siete che feccia, partirete vermi e tornerete Signori! L'argento per il migliore dei Capitani non mi manca, ma non è nulla rispetto a quello che avrete se salirete sulla mia nave!"
I giardini di
Piazza del Sole sono gremiti di
Bruti e
Uomini della sabbia, in disparte un gruppo di
Niviani commenta con una punta d'inquietudine:
"E così nel ritornare alla nostra terra, non saremo soli. In fondo l'abbiamo sempre saputo, in un viaggio non c'è che l'andata, parlare di ritorno non ha senso, anche chi veleggia verso il luogo da cui proviene non torna lo stesso, è diverso da quello che è partito..."
Nel centro del mondo conosciuto,
Dimora, un Barone sorseggia vino nella bottega del suo mercante preferito. Il discorso assume toni pratici: "
Ascoltate mio Signore, vi dico che non ve la caverete in alto mare senza un piccolo aiuto!"..."
Quanto dovrò pagare questo maledetto furfante?! Parla chiaro!"..."
Anzitutto, Signoria, vi converrà trovarlo questo brigante..." Il Barone riflette e infine concede amaro la sua merce. "
Avrai mia figlia, usuraio, ma voglio la nave e il nome di quel dannato pirata!" "
Affare fatto Barone..."
"
Devono partire" sussurra l'eterea creatura al suo simile. "
Il Destino dei nostri figli non è il nostro, fratello." Un improvviso refolo di vento scompiglia i capelli all'
Elfo, la foresta geme al solo udire la risoluzione degli immortali. "
Forse hai la vista lunga o forse sei un povero pazzo, esattamente come loro..." Entrambi sanno che non si tratta d'insulti, ma di verità assolute. "
Non se la caveranno senza una guida." "
Intendi una guida mortale?" Le due creature sono sfiorate da una leggera malinconia "
Il Destino ha una soluzione per tutto..."
"
Voglio partire padre. Nel nome dei Quattro non potete negarmelo." Il vecchio già sapeva di aver perduto un figlio. Sua moglie gli aveva confidato le chiacchiere del ragazzo e lui non ha niente per trattenerlo. Nome onorato, onore immacolato, ma di terre e argento poco. Famiglie così ce ne sono molte a
Valleterna. Ebbene se così dev'essere sia, ma che il modo sia quello giusto, pensa l'uomo canuto. "
Non ho argento da darti, ma avrai da me un regalo ed un consiglio. Sei libero, ma custodisci il primo e segui il secondo. Prima il consiglio." Il vecchio rimugina. "
Imbarcati con il peggiore dei pirati, sopporta scherno e dimentica il tuo titolo sul mare, così facendo arriverai a terra e tornerai il Cavaliere che sei." Il ragazzo tentenna, ma annuisce. Il vecchio è soddisfatto, regge salda nelle mani l'antica lama lucente. Il viso del figlio s'illumina.
Un'unica fila ordinata. L'inquietudine è palpabile. A nessuno di loro piace l'acqua. Il mare men che meno. Eppure il Sire ha parlato. Ha detto d'imbarcarsi e così faranno. La voce li scuote, cancella il timore, infonde ardimento. "
Tremate armigeri? Cantate, invece, dimenticate la paura! Noi siamo conquistatori, e questa è la nostra occasione! Credete che saranno gli Dei o gli spiritelli dei boschi a darvi il cibo per le vostre case, l'argento per vivere da signori? Ve la dico io la verità! Nessuno ti regala niente, quello che vuoi te lo devi PRENDERE!"
La prora taglia le onde senza sosta, gli spruzzi di schiuma invadono la coperta, ma nessuno se ne preoccupa. Ridono, bevono, scherzano. Sono guerrieri e per di più
gargiari, figli del falco, perchè dovrebbero avere paura del mare in tempesta? L'oceano però è un'altra storia. Sembrano folli, ma non lo sono. Sono marinai, temono e rispettano il mare quando è il momento di farlo e fidano nella
Voce dell'Inverno. Per questo sanno che i patti stretti con il mare di casa non valgono con il grande oceano. Serve loro un Pilota e sanno dove trovarlo. Rotta per l'
Isola dello Sperone!
Riassunto di quanto accadde
Ogni corte sbarcò con circospezione sull'isola semideserta e presto tutte si ritrovarono insieme nell'unico luogo minimamente civilizzato individuato dagli esploratori: un'ampia radura poco lontana dalla costa, seppur nascosta alla vista dal mare, che ospitava qualche costruzione e ben tre taverne, frequentate da diverse ciurme di pericolosi pirati. Era esattamente ciò che i cortigiani cercavano.
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Ritratto di Capitan Rodolfo |
Tra i tre tavernieri incontrarono vecchie conoscenze:
Caterina l'aracne e il mercante
Guaccione, trasferitisi colà da poco in vista dei prevedibili lucrosi affari, oltre a un vecchio e burbero "bucaniere in pensione" che si faceva chiamare Capitan Rodolfo.
Le corti furono molestate per tutto il giorno da una misteriosa ciurma di pirati non-morti e da gruppi di
Ashai (verosimilmente alcuni degli ultimi sbandati della
grande invasione del 1260), ma ciò non impedì loro di competere furiosamente per accaparrarsi navi, armati e provviste per guadagnare una posizione di vantaggio nella prossima spedizione. Fra le altre cose, ebbero luogo diverse zuffe attorno alla persona di
Dialdana da Capo d'Alba, probabilmente tese a prendere il controllo della sua flottiglia personale.
Alfine emersero due grandi candidati al ruolo di nocchiero per il viaggio attraverso il grande mare, il bruto Capitan Libeccio e il niviano Capitan Guadagno. Il viceré designato,
Morgante dei Castamanti, annunciò a sera che, sentite le parti, la sua scelta era caduta su quest'ultimo (non senza cogliere l'occasione di lamentarsi per l'inaccettabile livello di bisticcio e malizia espresso dai membri delle corti in tutta la faccenda).
Sullo sfondo, si snodavano gli usuali confronti e regolamenti di conti intra e inter principato: per citare solo i più visibili, i valniani si vedevano rapire da Bruma il vescovo
Baldovino Sestesi, per rappresaglia contro il suo recente
bando, per poi subire il contro-rapimento dell'armigero
Vacone, mentre il braccio di ferro politico interno a Neenuvar costava la vita a
Luthien da Rilmeren, consegnatasi spontanemente ai suoi aguzzini e giustiziata per volere di
Echtelion Elensil.
Ritratti e disegni - 1 - 2
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